Cosa dice chi l’ha provato

Andrea, 48 anni project manager

Il neurofeedback mi è stato proposto ad integrazione di una psicoterapia per una problematica di depressione post traumatica. Ho approcciato questa novità con un mix di scetticismo e curiosità… ho raccolto informazioni, mi son fatto spiegare, mi sono documentato e alla fine ho deciso di provare. Il neurofeedback è un trattamento per nulla invasivo, direi piacevolmente rilassante. Si ascolta in cuffia una musica impercettibilmente interrotta da alcuni fruscii e comodamente seduti in poltrona. Non si deve far nulla in quella mezzoretta se non che rilassarsi e lasciare andare i pensieri (io mi sono quasi sempre addormentato!). Ho fatto una ventina di sedute con cadenza settimanale nell’arco di cinque mesi circa. La percezione di un cambiamento l’ho rilevata dalla 3-4 seduta fino alla 10-12 circa. Nelle sedute successive i benefici si sono stabilizzati e si stanno mantenendo nel tempo. Ma quali benefici in particolare? Indubbiamente una maggiore resistenza alla fatica e alle situazioni di stress (che nel mio caso sono di natura professionale); un netto miglioramento del sonno, da anni interrotto da continui risvegli e oggi invece decisamente profondo e riposante; un atteggiamento maggiormente attivo nell’affrontare le situazioni della vita come se avessi scoperto dentro di me delle energie prima sopite; gli sbalzi di umore che prima erano per me una costante (soprattutto sbalzi in negativo) si sono decisamente ridotti e anche quando accadono ho la lucidità per riconoscerli e l’energia per tirarmene fuori velocemente. In ultimo, io runner delle domenica, nell’arco dei cinque mesi di somministrazione del neurofeedback ho preparato e poi corso una maratona (circa seicento chilometri tra preparazione e gara) con una determinazione a me sconosciuta prima … ma questo può dipendere anche da quelle sfide un po’ folli che alla soglia dei cinquant’anni a volte si trova l’energia di affrontare!
Non è questa una valutazione di Tripadvisor, né tantomeno una recensione commerciale. È semplicemente la mia esperienza personale. Ed è stata un’esperienza decisamente positiva.

Michele , 41 anni, impiegato pubblico

Il neurofeedback dinamico mi è stato suggerito dalla mia psicoterapeuta, con l’obiettivo di integrarlo con una psicoterapia ‘EMDR, già in corso per la cura di un Disturbo Post-Traumatico Complesso. Provenivo da anni di lavoro psicoterapico variegato e complesso, condotto da professionisti di orientamenti diversi. Ho ritenuto utile utilizzarlo con la prospettiva di migliorare qualitativamente ciò che fino a quel momento avevo fatto, e nella speranza di accelerare il processo di guarigione. Le sedute di neurofeedback sono estremamente rilassanti, ci si siede su una poltrona e con due cuffiette auricolari si ascolta una piacevole musica tramite un terminale appositamente collegato, il quale, utilizzando un algoritmo estremamente complesso, riuscirebbe ad indirizzare verso un funzionamento più efficiente le varie onde che il cervello produce naturalmente. Per la mia esperienza personale, già fin dalle prime sedute, ho iniziato ad avere degli effetti benefici sia dal punto della resistenza fisica che di quella mentale e ho deciso di affiancarlo in maniera definitiva alla psicoterapia con EMDR. Devo dire che dopo sei mesi di duplice trattamento, i risultati sono stati veramente ottimi: come dicevo non solo la resistenza fisica e mentale è aumentata, ma il pensiero è più lucido e la terapia prosegue in maniera più spedita affrontando temi personali e delicati che prima non ero in grado di sopportare. D’altronde, dopo vari tipi di analisi affrontate con diversi terapeuti e tanti anni passati a lavorare su di me, sono convinto che la guarigione non passi solo attraverso un solo metodo ma che essa può essere raggiunta integrando anche altre esperienze che possono dare un aiuto significativo per superare la sofferenza e trovare quella serenità interiore che ciascuno di noi auspica iniziando un percorso terapeutico. Per finire, devo parlare di un altro risultato. Sapevo che il neurofeedback viene utilizzato per migliorare il disturbo legato all’acufene, ma non l’avevo scelto per questo motivo, né mi aspettavo di avere alcun beneficio nel mio caso. Invece, dopo circa 25 sedute, mi sono dimenticato di averlo; se ora compare in qualche saltuaria giornata caratterizzata da eventi improvvisi e stressanti, è molto meno disturbante.
Sicuramente il neurofeedback è uno strumento valido ed efficace e mi sento vivamente di consigliarlo.

Marcello, 50 anni, informatico

Riuscire a non preoccuparsi ma continuare ad occuparsene.
Questo è quello che direi, se dovessi descrivere in poche parole i risultati che sono riuscito ad ottenere attraverso il neurofeedback.
Il neurofeedback mi è stato proposto come integrazione ad un cammino di psicoterapia che dura già da diversi anni. È stata la mia stessa psicoterapeuta a descrivermi questo particolare trattamento e i suoi possibili effetti.
Si tratta di starsene comodamente sdraiati su una poltrona ascoltando in cuffia della musica molto rilassante e piuttosto ripetitiva. Tramite due sensori posti in punti precisi della testa si è collegati ad un computer. Il computer, elaborando le informazioni che gli arrivano dai sensori, produce delle piccole interferenze (leggeri fruscii) nella musica che si sta ascoltando. Alla persona sottoposta al trattamento non è richiesto nulla di particolare: lasciare che i pensieri scorrano liberamente, rilassarsi, al limite anche assopirsi un po’. La durata di ogni seduta è di circa trenta minuti in tutto da quando si comincia a sentire la musica.
Il mio primo pensiero è stato: “tutto qua?”. Per esperienza ed educazione ho sempre pensato che per ottenere dei risultati fosse necessario fare fatica. Qui non dovevo praticamente fare nulla se non essere costante nell’effettuare le sedute. Il trattamento prevede 20 incontri con cadenza settimanale, senza interruzione tra una settimana e l’altra. Si tratta in effetti di una sorta di “allenamento” a cui viene sottoposto il nostro cervello e, come tutti gli allenamenti (chi ha praticato sport lo sa bene), la costanza e la continuità sono fondamentali.
Mi sono detto: “Tentar non nuoce. Male che vada mi sono ritagliato dei momenti di tranquillità, non certo frequenti nei ritmi sempre più incalzanti della vita quotidiana”.
Mi sono reso conto dei primi risultati intorno alla quarta, quinta seduta. Progressivamente sono diventati sempre più marcati. Con le ultime 8, 9 sedute si sono consolidati.
Gli effetti che ho ottenuto si possono così descrivere:

  1. Capacità di gestire le situazioni di criticità con maggior distacco. Si è consolidato in me un atteggiamento tale per cui non sottovaluto le situazioni difficili ma neppure permetto che mi travolgano. Me ne occupo, cerco di risolverle ma non me ne preoccupo. Non si tratta di una condizione di totale imperturbabilità o freddezza. Più che altro, è una maggior capacità e sensibilità nel dare il giusto peso a ciò che devo affrontare sia in un contesto lavorativo che personale.
  2. Maggior lucidità nell’analizzare quanto sta accadendo. Mi sembra di percepire gli eventi che si verificano intorno a me, o le azioni che sto compiendo, ad una velocità inferiore rispetto a quella reale. Questa condizione mi permette di essere più lucido. È come se avessi più tempo nell’elaborare le informazioni e, conseguentemente, scegliere le giuste azioni da compiere.
  3. Aumento del livello di attenzione e capacità di mantenerlo a lungo nel tempo. Nel lavoro che faccio mi capita di dove spesso gestire delle situazioni piuttosto complesse. Il non considerare o il sottovalutare anche un piccolo particolare può a volte avere degli effetti bloccanti sull’intero sistema che sto manipolando. Sono più calmo (e quindi mi stanco meno) ma anche più resistente allo stress e alla fatica mentale. La concentrazione non cala o per lo meno dura di più.

Un’ultima considerazione. Sono un musicista non professionista ma che suona ormai da più di trent’anni uno splendido strumento come il basso. Spesso, dopo aver affrontato pezzi difficili, mi ritrovavo con le mani decisamente sudate. Ora non accade più o accade raramente. Sarà un caso?

Stefania , 27 anni, psicologa

Il neurofeedback mi è stato proposto all’interno del mio percorso di terapia personale. L’idea di poter sperimentare qualcosa di nuovo e di cui conoscevo poco mi ha subito incuriosita ed ho accettato volentieri questa proposta. Il principio alla base di questo metodo è che il cervello stesso che con le proprie risorse riorganizza, ripristina e migliora le proprie funzioni… in pratica noi non dobbiamo fare nulla se non rilassarci ed ascoltare della musica.
Ho fatto circa 20 sedute a cadenza settimanale ed ora sto continuando con una seduta al mese. Le sensazioni provate durante questa esperienza sono state molteplici e sicuramente gli effetti positivi di questo trattamento li porto con me. La percezione di qualche cambiamento è arrivata dopo circa la quarta/quinta seduta. I principali benefici che ho sperimentato e che tutt’ora permangono riguardano un miglior senso di autoefficacia percepita, una miglior gestione delle mie energie che mi ha permesso di affrontare al meglio le sfide lavorative e private e una riduzione dello stress. In aggiunta mi sono ritrovata a guardare le cose da una prospettiva diversa, con maggior fiducia e ottimismo. Ho anche constato di non soffrire più, o molto più raramente, di attacchi di emicrania con aura, che prima del trattamento si presentavano frequentemente e che vivevo in modio invalidante.
Il neurofeedback per me è stato anche un momento di puro rilassamento, dove ricaricare le mie forze. In quei trenta minuti spesso mi è capitato di addormentarmi o di sperimentare esperienze di pace e serenità. È vero anche che alcune sedute non hanno smosso solo sensazioni positive, ma anche preoccupazioni e sentimenti di forte angoscia, che tuttavia hanno poi trovato il loro posto.
Nei mesi di trattamento ho messo le basi per alcuni progetti futuri e mi sono ritrovata a farlo usando delle energie che prima non pensavo di avere … o magari avevo ma erano impegnate in altro! La cosa fantastica di tutto questo è che tutto il lavoro viene fatto dal software, mentre si sta comodamente sdraiati su una poltrona ascoltando musica!

La mia esperienza con il neurofeedback è stata decisamente positiva e per questo sto proseguendo con il trattamento.

Giulio, 63 anni, medico

Ho sentito per caso di questo “neurofeedback dinamico”  e mi sono fatto spiegare il funzionamento; le descrizioni datemi da Donatella e Giovanni sono state chiare e semplici. Avevo l’idea iniziale  di un metodo di rilassamento con effetti a breve termine; dopo alcune sedute mi sono invece reso conto che elimina vari piccoli pensieri quasi/forse nascosti nel proprio inconscio.

 Il risultato è che non ho più timori ad affrontare i molto variegati problemi che mi circondano. Ho una visione chiara e non più offuscata dei motivi che mi determinano stati di depressione ed a volte  questo mi rende prima scontento e poi mi spinge o a cercare una soluzione delle sue cause oppure a mandare a quel paese i problemi che lo determinano. In tutto ciò è di aiuto un sonno molto meno disturbato e un sapere gustare molto di più i momenti di serenità.